SBQ Magazine
5 - 2012
Tragedie evitabiliIl dottor Sergio Stagnaro
Dale Oen, Piermario Morosini, Fabrice Muamba, Francesco Franco Mancini, Vigor Bovolenta, Lucio Dalla, Pietro Ferrero, Andrea Pinarello: sono solo alcuni dei nomi balzati alle cronache negli ultimi tempi ed accomunati da un tragico destino: arresto cardiaco, morte “improvvisa”, “imprevista”, “imprevedibile” (eccetto Fabrice Muamba che fortunatamente si è salvato), morte “naturale”.
Sgomento, sconcerto, smarrimento, impotenza sono alcuni tra i sentimenti più comuni da parte di tutti, dall’uomo della strada al cardiologo più esperto ed acclamato. Ma è proprio così? Sono davvero rare fatalità che il destino serve su un piatto freddo, inaspettatamente, crudelmente, senza alcun preavviso, dietro l’angolo del crocevia della vita? Sull’aggettivo rare si potrebbe ampiamente obiettare, data l’insolita frequenza di questi casi proprio in questi ultimi mesi, senza contare la marea di sconosciuti, sportivi e non, che salutano per sempre questo mondo quotidianamente quando il cuore si congeda e dice “ciao!”, e la stampa quasi non se ne occupa, perché non sono famosi o non fanno più notizia. C’è una voce fuori dal coro, e non è l’unica, a proporre una differente verità. D: Dottor Stagnaro, secondo la sua esperienza, erano evitabili queste tragedie? S: Con assoluta certezza rispondo sì: tutti questi poveri ragazzi avevano il ‘Reale Rischio Congenito di CAD’ (si vedano le mie lezioni introduttive). D: Che cosa significa? S: Ciò vuol dire che ciascuno di essi aveva il DNA mitocondriale geneticamente alterato, ICAEM intensa e costituzioni SBQ tali da evidenziare biologicamente e clinicamente, fin dalla nascita, il Reale Rischio Congenito (RRC) di CAD (Coronary Artery Disease), ossia il rischio concreto di cardiopatia ischemica. D: Si poteva diagnosticare il RRC di CAD fin dalla nascita? S: Certamente. Grazie alla diagnostica ed al metodo offerto dalla Semeiotica Biofisica Quantistica (SBQ), con il semplice uso del fonendoscopio, è possibile diagnosticare la presenza o meno del RRC di CAD, e la sua entità, al letto del paziente, in qualsiasi momento della sua vita, ovvero fin dal momento in cui nasce. D: Ci può portare degli esempi concreti? S: Parlare di me, dei miei migliaia di pazienti visitati negli ultimi 55 anni, sarebbe fin troppo facile e criticabile, lasciando pensare che sia l’unico a dire e fare certe cose. Le porto dunque un caso esemplare altrui: l’esempio di un pensionato di Napoli, Antonio Maione (ci ha autorizzato a fornire le sue generalità in ottemperanza alla legge sulla privacy), visitato e salvato solo grazie alla SBQ, dal cardiologo campano dottor Mario Siniscalchi (video 1, video 2, video 3). D: Perché dice “salvato solo grazie alla SBQ”? S: Ci stavo arrivando. Secondo la testimonianza del dottor Siniscalchi, comprovata e verificabile da chiunque chiedendo in visione le cartelle cliniche, Antonio Maione era negativo (non aveva nulla) in base agli accertamenti clinici ospedalieri ai quali fu sottoposto (Elettrocardiogramma ed enzimi valutati due volte a distanza di 6 ore, e dopo ben due stress test sotto sforzo) fatti da altri cardiologi molto esperti, che lo stavano per congedare, mandare a casa, dicendogli che non aveva nulla, perché sulla base di tutti gli esami fatti, nulla risultava. D: A casa, deduco dalle sue parole, però non ci andò.. S: Il dottor Siniscalchi, all’epoca (2003), stava imparando i primi segni SBQ, ed era già in grado di misurare il tempo di latenza del riflesso cardio-gastrico aspecifico con digito-pressione di ‘media’ intensità sul precordio (che fisiologicamente è di 8 secondi), nonché l’intensità in cm del riflesso stesso, ossia di quanto si dilata lo stomaco in conseguenza di questa manovra (chiamata tecnicamente riflesso diagnostica percusso- ascoltatoria e nella fattispecie percussione ascoltata dello stomaco). D: E cosa vide? S: Osservò che il tempo di latenza del riflesso cardio-gastrico aspecifico era di 3 secondi, e l’intensità di 1.5 cm. C’è da dire, secondo la SBQ, che questi dati bastano ed avanzano per sostenere con forza che questo è un caso di Reale Rischio di CAD in stavo avanzato di evoluzione, una più che sospetta situazione di ‘impending infarction’, infarto imminente, o di ‘angina pectoris’. D: Come comprovarlo clinicamente, oltre all’esame obiettivo manuale secondo la SBQ? S: Certamente una coronarografia avrebbe evidenziato il grave danno coronarico, ed infatti è quello che fortunatamente fu prescritto da Siniscalchi, vincendo remore e timori riverenziali nei confronti di colleghi ben più esperti, che stavano purtroppo congedando un essere umano con prospettive di vita di al massimo 3-6 mesi. Chiaramente questi cardiologi con esperienza ultra-ventennale, non conoscendo la SBQ, non avevano colpe, e di lì a poco avrebbero diagnosticato un decesso per cause “naturali”, una morte “improvvisa”, “imprevista”, “imprevedibile”. Capisce ora finalmente il perché metta tutti questi aggettivi tra virgolette. Si tratta di un modo di pensare obsoleto. Consiglio vivamente chi di dovere di aggiornarsi, non per me che ad 80 anni non sono di certo in cerca di gloria, ma a beneficio di tutte quelle vite che, lo dico con tutta la forza possibile che ho nel cuore, possono essere salvaguardate. D: Torniamo ai recenti casi di cronaca, ed in particolare a coloro che praticavano sport. Se fosse stato un cardiologo di medicina dello sport, avrebbe dato a questi sfortunati atleti il certificato di abilitazione all’attività sportiva agonistica? S: Troppo facile parlare a posteriori, ed inoltre occorre valutare caso per caso; ognuno di noi è bello e meraviglioso nella sua unicità, secondo la Single Patient Based Medicine. Posso dire però che il Reale Rischio Congenito di CAD può essere reso residuale con un’opportuna terapia preventiva primaria. Una sperimentazione attualmente in corso mi permette di dire che c’è pure la possibilità di sanare Costituzioni e Reali Rischi SBQ: in questo caso parliamo di possibile reversibilità genetica e prevenzione pre-primaria del rischio delle più gravi patologie degenerative, come ad esempio cancro, T2DM, osteoporosi, disordini cerebrali come Alzheimer e Parkinson, ed ovviamente CAD di cui stiamo parlando. |
Certo è che, come nel caso di Antonio Maione, se avessi davanti un paziente il cui tempo di latenza del riflesso cardio gastrico aspecifico (con digito-pressione di ‘media’ intensità sul precordio) fosse di 3 o 4 secondi, il certificato per fare sport, anche a livello amatoriale, o semplicemente per fare body building, non glielo firmerei con assoluta certezza. D: Dal poco che posso comprendere esiste un vasto intervallo di possibilità che vanno da una latenza di 8 secondi (fisiologica) ad una di 3 secondi (infarto imminente)… S: E’ proprio così. Attenzione però: la latenza di 8 secondi del riflesso cardio-gastrico aspecifico non è sempre un indice fisiologico. Occorre corroborare questo dato ad esempio con il precondizionamento (medesima manovra ripetuta dopo 5 secondi dalla fine della prima): se la latenza, in conseguenza di questa seconda manovra, fosse di 16 secondi, allora sì il dato fisiologico sarebbe confermato; se invece questo tempo di attesa dell’insorgenza del riflesso (ossia della dilatazione dello stomaco) fosse inferiore a 16 secondi (non esattamente il doppio), ciò significherebbe Reale Rischio di CAD in fase iniziale. Altro segno importante che ci dice unicamente ‘c’è il RRC di CAD’ oppure ‘non c’è RRC di CAD’, senza però spiegarne entità e serietà, è il segno di Caotino. D: Ci può spiegare in due parole quest’ultimo segno? S: Premo intensamente sul precordio: se il riflesso appare simultaneamente c’è RRC di CAD, altrimenti no. D: Prima ha portato un caso limite, ossia quello di un paziente alla soglia dell’infarto (latenza 3 sec.). In quel caso, l’esame coronarografico ha potuto confermare la diagnosi SBQ. Che dire però dei casi in cui la latenza è di 7-8 secondi? C’è qualche esame clinico che possa confermare il RRC di CAD nella sua fase iniziale? S: Purtroppo no. Se si facesse una coronarografia o un eco-cardio-doppler a colori, in casi di RRC di CAD iniziale, è ampiamente probabile che non si rilevi alcunché di significativo. Questo perché la partita si giuoca per anni, ed anche per decenni, nei microvasi, nel microcircolo (come già anticipato da August Krogh, premio Nobel per la Medicina nel 1920), il fulcro e principale base di investigazione clinico-biologica della SBQ. C’è un lento eventarsi della possibile patologia, che da potenziale diventa “improvvisamente” effettiva quando la palla va fuori dal terreno di giuoco del microcircolo, del micro-mondo costituito dalle microstrutture micro vasali, dal microcircolo e dalla matrice interstiziale. Finché il nostro meraviglioso corpo è in grado, grazie ai suoi meccanismi di vigilanza, controllo e compensazione, di attuare ed attivare un soddisfacente rimodellamento microcircolatorio atto a compensare le deficienze funzionali-strutturali ivi biologicamente già esistenti, in processi che nascono e muoiono tutti lì dentro, fuori dal micro-mondo nulla si può vedere secondo gli usuali test clinici (per questo gli esami strumentali non possono vedere nulla: fuori, nel macro-mondo tutto continua a funzionare perfettamente, secondo i dati che vengono raccolti). Poi, piano piano, quando la compensazione non è più sufficiente, l’alterazione funzionale-strutturale dei microvasi coronarici comincia a riflettersi ed inficiare le relative arterie coronariche, ed il pericolo di infarto avanza. Sebbene illustri cardiologi (vedi Valentin Fuster) comincino finalmente a rendersi conto dell’importanza vitale di poter osservare e capire quanto succede nei microvasi, le odierne avanzate tecnologie non permettono di osservarli e valutarli in maniera sufficientemente esaustiva, e soprattutto non sono in grado di trarre le informazioni di cui è capace invece il metodo SBQ (si parla di dimensioni la cui unità di misura è il micron). Prima che arrivino a tanto, indipendentemente ed autonomamente, forse dovranno passare almeno altri 30-40 anni. Forse è meglio che si aiutino con il contributo modesto che noi sempre gratuitamente offriamo, per il bene dell’umanità, o meglio del prossimo, del nostro vicino di casa, di un nostro familiare a noi particolarmente caro, di noi stessi. D: Si potrebbe dire, secondo la SBQ, che il RRC di CAD, diagnosticato tempestivamente, non precluderebbe la possibilità di praticare sport o di fare certi lavori? S: Come detto prima, la SBQ si occupa di diagnosi finalizzate alla prevenzione primaria e pre-primaria, ed il metodo che offre è in grado oltretutto di monitorare e verificare la bontà, efficacia ed efficienza, di qualsiasi trattamento terapeutico nel tempo. Un RRC di CAD può essere reso residuale od addirittura sanato, se diagnosticato in tempo utile, ossia prima della necessità ad esempio di interventi invasivi di chirurgia cardiovascolare, come è stato certamente nel caso limite di Antonio Maione. Fermo restando che occorre valutare caso per caso, la sua domanda lascia spazio a risposte positive, a condizione di diagnosi SBQ (di RRC di CAD iniziale) in tempo utile, e soprattutto accompagnate da opportuni trattamenti di prevenzione primaria e pre-primaria. D: Quale terapia? S: Per rendere residuo il RRC di CAD occorre assumere quelle sostanze e/o privilegiare quei trattamenti che contribuiscono a migliorare la respirazione mitocondriale, l’ossigenazione tessutale e a proteggere i tessuti, riducendo così l’acidosi tessutale, come ad esempio gli istangioprotettori. D: E per sanare il RRC di CAD? S: Non si potrebbe dire, perché siamo ancora in fase di sperimentazione, ma posso anticipare che la terapia quantistica in grado di catturare in un soggetto l’insieme delle frequenze personalizzate dei trigger-points di interesse, per poi ritrasmetterle in modalità di biorisonanza, ed anche l’acqua sulfidrica termale stanno dandoci degli ottimi risultati. Sotto queste terapie ho visto scomparire il RRC di CAD nei 40 pazienti della mia casistica. D: Assodato, e verificato sperimentalmente secondo i protocolli medici, quanto sopra, su un campione statistico significativo, si potrebbe attuare una prevenzione primaria e pre-primaria del Reale Rischio Congenito di CAD su larga scala? S: Senza ombra di dubbio sì. Le buone premesse ci sono tutte perché i risultati finora ottenuti sono omogenei, bassi costi (il semplice uso del fonendoscopio), tempi brevi (bastano pochi secondi, addirittura un solo secondo per il segno di Caotino), la disponibilità della SISBQ a formare i medici gratuitamente. A buon intenditore poche parole. A chi ha orecchi.. |